venerdì 21 settembre 2012

MORE DI GELSO

Ammetto la mia ignoranza.. ho scoperto le more di gelso un paio d'anni fa. I "Murun" per dirla alla milanese. Una volta ai tempi dei miei nonni, ma anche quando i miei genitori erano piccini si avevano meno soldi, meno cose.. si raccoglievano di più i frutti in giro per le strade e per le campagne ... oggi per chi abita in brianza la parola campagna, probabilmente suggerisce più qualcosa di politico o pubblcitario, perchè in effetti tra Monza e Milano non è che ci si perda proprio nei campi.. Una volta se ne coltivavano un sacco per i bachi da seta che adorano sue le foglie. Ora che cerco di fare un pò di downshifting, giusto per usare qualche parola straniera incomprensibile che ora fa tanto chic, saltello scalza per i parchi a raccogliere more di gelso chiare e scure, fiori di sambuco e ortiche quà e là. In effetti è poco tempo che le conosco ma questo giugno me le sono frullate spesso con l'altra frutta e devo dire che è stata una bella scoperta. Hanno un bel sapore dolce e un aroma particolare. Per settimane sono stata l'unica al parco a coglierle e mangiarle mentre un sacco di gente sembrava stranita. Ovviamente fanno benissimo, antiossidanti, depurative, diuretiche, antireumatiche e dissetanti, oltre che buone alleate per la pulizia del sangue... e chissà cos'altro..
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dal libro "Il sapore delle more di gelso" All'improvviso lei esplose in una fragorosa risata cristallina. Non l'avevo mai sentita ridere in quel modo. Mi voltai a guardarla. I suoi occhi luminosi, la testa abbandonata all'indietro e quella risata, sonora, infinita. Evidentemente l'avevo persa. Lui era riuscito nel miracolo che io non avevo mai potuto compiere, lui era riuscito a farla ridere di nuovo. Scesi per la scalinata che conduceva al mare, solo, ormai. Non mi voltai a guardarla un'ultima volta, non immaginai cosa avrebbe fatto non trovandomi più accanto a lei. Al fondo della scalinata, un giardino ed un immenso albero di gelso, carico di frutti rossi, maturi. Ne colsi un paio. E quando li assaggiai seppi che il loro sapore era quello dei suoi baci perduti.

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